Casa Balla a Roma

Nella casa di un’artista futurista

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi.

Inizio queso articolo con i primi versi della poesia “E lasciatemi divertire!” di Aldo Palazzeschi, per introdurvi nel mondo dei Futuristi. Aggiungo alla poesia un’altra mia onomatopea: “Toc Tocper aprire la porta della casa al civico 39B di Via Oslavia a Roma, dimora di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958), uno dei massimi esponenti di questa corrente italiana di inizio Novecento.

Dove si trova la casa a Roma
Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente n. 4 (Studio della luce), 1912-1913, olio e matita su carta intelata, Mart, Deposito collezione privata

Non sono purtroppo riuscita ad entrare personalmente nell’appartamento, riaperto dopo un restauro in occasione del 150 anniversario della nascita dell’artista, in quanto i biglietti erano esauriti da mesi. Ho scritto al museo MAXXI che gestisce le visite, per capire se l’apertura fosse prorogata anche al 2023 ma nulla è certo.

Qualcuno per me è riuscito a visitarla e mi ha inviato i suoi appunti e le fotografie degli interni che condivido con voi:

  • Tutta la famiglia di Giacomo Balla viveva in questa casa. Anche le sue figlie erano artiste, Luce ed Elica in richiamo alla velocità impetuosa futurista.
Rai Cultura. “Balla, il signore della luce”.
  • La figlia Elica era innamorata delle nuvole e si fece costruire un pensatoio nella sua camera dove leggeva e scriveva.
La stanza di Elica
  • Nella camera di Luce, invece, il lampadario dell’epoca riprende il decoro del soffitto.
La stanza di Luce
  • La finestra della cucina venne murata, per la costruzione del palazzo accanto. Per ripagare il danno, venne ceduta una stanza dello stesso palazzo in costruzione, nonostante il livello del piano fosse più basso. C’è una scritta disegnata dalle figlie che sormonta la la porta per accedere a questa nuova parte della casa: “la stanza dei rumori”, definita così si sentiva sempre scosciare l’acqua dalle tubature.
La stanza dei rumori
  • Sono esposti all’interno della casa i vestiti originali dell’epoca. A volte li confezionava la moglie, altre volte una sartoria romana che realizzava costumi per il teatro.

WE MUST INVENT FUTURIST CLOTHES, hap-hap-hap-hap-happy clothes, daring clothes with brilliant colours and dynamic lines. They must be simple, and above all they must be made to last for a short time only in order to encourage industrial activity and to provide constant and novel enjoyment for our bodies.

(Manuscript, 1913) Futurist manifesto of men’s clothing
Il corridoio
  • Alla morte del padre, le sorelle continuarono a vivere nella casa fino agli anni 90.
  • La bellezza di questo appartamento non deriva dalla presenza degli oggetti, ma è la casa stessa ad essere un pezzo d’arte. Le decorazioni ambientali immersive creano un’opera d’arte totale, come era l’intento stesso di Balla.
Lo Studio

Spero che le visite possano continuare anche nel 2023 per rendere questa casa un patrimonio condiviso.

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