Fermo, ti ho visto!

La regione Marche, che passa sempre un po’ in sordina rispetto alle cronache nazionali, offre a livello culturale e paesaggistico dei notevoli capolavori, nascosti nei sui piccoli borghi tra le colline.

Panorama dalla città di Fermo

Fermo è proprio uno di quei tranquilli comuni marchigiani, adagiato sulla vetta e lungo le pendici del Colle Sàbulo, con in sfondo l’Appenino e di fronte il mare Adriatico, che offre bellezze inaspettate.

È una vera terrazza panoramica dalla storia secolare. La città è infatti colonia romana, in cui ancora oggi si possono visitare le cisterne dell’epoca.

Firmum firmae fidei romanorum colonia

Fermo, colonia romana di ferma fede
Piazza del Popolo

Da non perdere la visita al teatro dell’aquila di Fermo, bellissimo esempio di teatro storico. Inaugurato nel 1790 su progetto dell’architetto Cosimo Morelli di Imola (1729-1812), si trova nei pressi della piazza principale (Piazza del Popolo).

Teatro dell’aquila

È un teatro che ha visto diversi rimaneggiamenti nel corso degli anni. Nonostante l’iniziale apertura, il teatro è stato chiuso dal 1796 al 1800. In più un incendio nel 1826 ha danneggiato alcuni palchi fino alla copertura. Gli incendi nei teatri erano spesso frequenti nel 1800 a causa dei materiali infiammabili utilizzati, strutture in legno e scarsi standard di sicurezza.

Teatro dell’aquila – palchetto

Nel teatro dell’aquila sono state realizzate nello scorrere del tempo perciò alcune migliorie, modifiche e opere di consolidamento rispetto alla pianta originaria come:

  • Si acquistarono gli spazi adibiti ai camerini.
  • Si è aumentato il numero dei palchi, da 105 a 124. Ache il Loggione è suddiviso in palchi, rappresentando una particolarità singolare che caratterizza questo teatro.
  • Si è reso il palcoscenico più piccolo per ampliare la platea.
  • Sempre per quanto riguarda la platea, si è deciso di abbassare di 50 centimetri il pavimento, rendendolo leggermente inclinato.
  • Sotto il palcoscenico, di cui venne accentuata la pendenza, fu realizzato uno sterramento di 180 centimetri per migliorare l’acustica.
Teatro dell’aquila – palchi aggiunti successivamente

Sul soffitto, si può notare il meraviglioso lampadario acquistato a Parigi nel 1830, con 56 bracci in ferro dorato e foglie lignee, alimentato originariamente a carburo. Tutt’intorno al lampadario, gli Dei ci accolgono trionfanti nell’Olimpo, dipinti nel 1840 dal pittore romano Luigi Cochetti.

Teatro dell’aquila – gli affreschi di Luigi Cochetti

Inoltre i fondali scenici sono stati eseguiti dal pittore della scala di Milano dell’epoca, Alessandro Sanquirico.

La luce elettrica è stata un lusso che ha permesso di illuminare la sala a partire dal 1864.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, questo meraviglioso teatro diventa un cinematografico e ospita addirittura spettacoli di box. Dal 1983 al 1997 il teatro viene chiuso per restauro. Gae Aulenti, la nota architetto italiana, consiglia al comune di mantenere lo stato storico del teatro.

Teatro dell’aquila – platea

Perché si chiama Teatro dell’aquila? Non c’entra niente con la città dell’Aquila, né strizza l’occhio a simbologie fasciste. Il teatro si chiama così perché l’aquila è il simbolo della città (da sempre, si dice derivi sempre dagli antichi romani).

Teatro dell’aquila – sale prima di entrare in platea

L’unica stonatura che mi rattrista è l’aver visto calzature in mostra in una vetrinetta, poco prima di entrare in platea, scarpe non storiche ma bensì contemporanee. Delle opere d’arte? No, qui l’arte non c’entra come poteva essere la mostra di Ferragamo che ho visitato a Lucca, in una chiesa sconsacrata, nel lontano 2013. Comprendo bene la presenza degli sponsor nella cultura e sono favorevole al loro supporto, ma mostrare delle scarpe prima di entrare in platea, proprio no.

Lo sponsor

A parte questo unico neo, un’altra perla da non perdere sicuramente in questa città, è la Sala del Mappamondo che si trova all’interno del Pinacoteca che ha sede nel Palazzo dei Priori, sempre nella Piazza del Popolo.

Palazzo dei Priori

Nella sala sono conservati i testi provenienti dalla collezione del medico fermano Romolo Spezioli e gran parte del fondo antico della Biblioteca Civica a lui intitolata.

La sua struttura è interamente rivestita in legno ed è divisa in un doppio ordine con ballatoio. La scaffalatura in noce, il soffitto in abete intagliato e le antichissime poltrone rendono la sala davvero affascinante.

Sala del mappamondo al secondo piano di Palazzo dei Priori

La collezione comprende circa 3000 manoscritti, 127 codici, 300.000 volumi tra i quali 681 incunaboli, oltre 15.000 edizioni del Cinquecento, 23.000 edizioni in raccolte, numerosissimi esemplari di Sei e Settecento e stampati musicali. Oltre ai preziosi volumi, all’interno della sala è presente il Globo terrestre disegnato dall’abate Amanzio Moroncelli nel 1713, per essere diventato cosmografo della regina Cristina di Svezia.

Si tratta di un globo di grandi dimensioni (5,68 metri di circonferenza e 1,85 di diametro), la cui struttura lignea è stata realizzata da Filippo Morroni, con rivestimento esterno in carta reale di Fabriano.

Il globo terrestre disegnato dall’abate Amanzio Moroncelli

Tutti i codici sono fortunatamente digitalizzati e consultabili online, ma l’user experience non esiste ancora: http://cataloghistorici.bdi.sbn.it/file_viewer.php?IDIMG=&IDCAT=254&IDGRP=2530002

La biblioteca civica che è collegata con Palazzo dei Priori da una deliziosa loggetta rinascimentale, svolge ancora tutt’oggi il suo onorevole servizio.


Ti lascio un link per approfondire e curiosare:
– Sul sito dell’azienda Firewall viene ricostruita la storia comune di molti teatri dell’800, distrutti da incendi: https://www.vernicifirewall.it/lepidemia-di-incendi-nei-teatri-nell800/

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