Che cosa è la libertà? Qual è il significato di nazione? Appartenere ad una nazione è un limite? Differenzia o accomuna?
Mi faccio tutte queste domande mentre visito il museo del Tricolore a Reggio Emilia e la mia mente va subito alla drammatica situazione che si sta vivendo in Europa. Penso ai carri armati russi che hanno varcato i confini dell’Ucraina distruggendo ogni cosa sul loro cammino. Sento, attraverso lo schermo, il dolore delle persone in fuga che lasciano il proprio paese, le proprie case acquistate con sacrificio distrutte in poche ore. Vedo la paura negli occhi di chi si rifugia nella metro di Kiev mentre fuori si svolgono i combattimenti. “Non abbiamo imparato proprio niente dal nostro passato?”
Doveva essere forse lo stesso per chi ha combattuto in prima linea l’Unità d’Italia. Quella volta i nemici erano altri, ma i problemi sempre più o meno gli stessi. Le persone, forze armate e civili, hanno dato la vita e hanno creduto nei valori della costituzione. Erano per lo più 4 ragazzi coloro che si sono seduti a un tavolo e provato a scrivere i primi valori di un Paese.
Il 7 gennaio del 1797 i rappresentanti delle quattro città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara, riuniti in Congresso, proclamarono il tricolore bianco, rosso e verde come simbolo della Repubblica Cispadana, il nuovo stato sorto sotto la protezione delle armi francesi.
La storica seduta si è svolta all’interno del Palazzo Comunale di Reggio Emilia, nella sala edificata negli anni tra il 1772 e il 1787 per ospitare l’archivio generale del Ducato estense.
Il Museo che affianca la sala racconta il contesto storico e politico in cui si colloca la nascita della bandiera italiana. Il percorso espositivo sull’Italia risorgimentale si articola secondo due linee parallele: la storia della bandiera nazionale, dalle sue origini alla conquista dell’indipendenza e dell’unità del Paese, e la storia delle vicende politiche di Reggio Emilia.
Al pianto terra, artisti contemporanei hanno reinterpretato le bandiere storiche che si sono susseguite nel tempo, per un incontro tra passato e presente. Cambiano i colori, le forme, ma non cambiano i contenuti anche se a volte ci possono apparire scontati.
La libertà oggi è un dato di fatto, una certezza acquisita e a volte non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siamo liberi, di quante persone sono morte per la nostra libertà di oggi. L’avvenuta della pandemia e ora della guerra in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia sottile questo confine che credo non si debba mai dimenticare e continuare a difendere.
Il Museo del Tricolore ci insegna proprio questo.