Ho avuto il piacere di visitare lo scorso weekend la mostra dedicata a Eve Arnold al Museo di San Domenico a Forlì, in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, dove l’esposizione era stata originariamente allestita.
In questa prima tappa forlivese, sono esposte le 160 fotografie della celebre fotografa americana che è stata una delle voci più influenti del mondo della fotografia del Novecento.
Figlia di ebrei emigrati dalla Russia, la sua storia inizia con una piccola bugia che cambierà per sempre il corso della sua vita. Nonostante non avesse mai seguito corsi di fotografia, Eve si dichiarò di essere fotografa dopo che il suo allora fidanzato le regalò una macchina fotografica. Fu questo regalo a darle l’opportunità di iniziare a catturare il mondo attraverso il suo obiettivo.
Eve prese parte a un un corso di fotografia nel 1948, promosso dalla New School for Social Research di New York, in cui insegnava Alexey Brodovitch, allora direttore di Harper’s Bazaar. Questo incontro sancisce il momento che avrebbe segnato l’inizio della sua carriera, in particolare quando gli viene assegnato il compito di effettuare degli scatti sul tema moda.
Inizialmente sminuita per il suo lavoro, tutto cambiò quando mostrò le fotografie realizzate durante le sfilate della comunità nera nel quartiere di Harlem. Gli scatti descrivono il backstage, la realtà senza filtri, l’immagine della donna, la voglia di emergere, la necessità di distinguersi, ma anche di essere come tutti gli altri.
Queste fotografie vennero ritenute scandalose per l’epoca e colpito proprio dagli scatti newyorkesi, Henri Cartier-Bresson la invita insieme a Inge Morath, ad entrare a far parte del prestigioso gruppo Magnus, nel 1951. Sono le prime due donne.
Le immagini più celebri di Eve ritraggono divi di Hollywood in momenti di intimità e vulnerabilità, svelando il loro lato umano e non più dei provenienti dall’Olimpo cinematografico. Fotografie come quelle di Marilyn Monroe sul set de “Gli Spostati” del 1961 o dei lunghi trattamenti estetici dell’attrice Joan Crawford, ossessionata dalla bellezza, hanno fatto luce sicuramente su aspetti meno noti ed intimi.
“Non vedo nessuno come ordinario o straordinario. Li guardo semplicemente come persone davanti al mio obiettivo”.
Eve Arnold
Allo stesso tempo, l’opera di Eve si è estesa anche a documentare i margini della società, dalla povertà agli scioperi, alla condizione della donna. Il suo legame con la comunità nera è perdurato nel tempo, come dimostrato dal profondo ritratto di Malcolm X, che ha avuto il privilegio di fotografare. Non a tutti fotografi, gli veniva infatti permesso di scattare fotografie.
Nella seconda parte della sua longeva carriera, Eve si è avventurata spesso in Oriente, ma le sue fotografie sono sempre state un potente strumento per mostrare l’invisibile e soprattutto descrivere il ruolo della donna, sempre ben presente.
“Sono stata povera e ho voluto ritrarre la povertà; ho perso un figlio e sono stata ossessionata dalle nascite; mi interessava la politica e ho voluto scoprire come influiva sulle nostre vite; sono una donna e volevo sapere delle altre donne“
Eve Arnold
Si è spenta qualche mese prima di compiere 100 anni (1912 – 2012) , donando il suo vasto archivio fotografico all’Università di Yale come suo ultimo gesto di altruismo, affinché potesse essere un’ispirazione per i giovani studenti di fotografia.
La mostra dedicata a Eve Arnold sarà visitabile fino al 7 gennaio 2024: https://camera.to/mostre/eve-arnold-a-forli/
Fonti:
- https://www.magnumphotos.com/arts-culture/fashion/eve-arnold-fashion-in-harlem/
- https://www.magnumphotos.com/arts-culture/eve-arnold-marilyn-monroe-an-appreciation/
- https://www.magnumphotos.com/theory-and-practice/making-the-image-eve-arnold-unseen-portrait-marilyn-monroe-arthur-miller-contact-sheet/
- https://www.magnumphotos.com/newsroom/politics/eve-arnolds-time-with-malcolm-x-and-the-nation-of-islam-in-her-ow