La vita non si ferma sotto teca

Alzi la mano chi di voi almeno una volta nella vita ha iniziato una collezione. Figurine, francobolli, schede telefoniche, giochi in edicola, automobiline, bambole, aeroplanini, conchiglie, piccoli tesori che i bambini di ieri e di oggi, hanno messo da parte in qualche cassetto, riempito scatole o completo album. Ogni oggetto si ritrova contraddistinto da un affascinante potere, la sua unicità che lo rende diverso da tutti gli altri.

Il professore-scienziato Lazzaro Spallanzani di Scandiano (1729 – 1799), si è fatto prendere un po’ la mano e nel Palazzo San Francesco di Reggio Emilia, dove ha sede il Palazzo dei musei, possiamo ammirare ancora oggi la sua collezione personale composta da reperti vegetali, animali impagliati, ma anche complementi d’arredo e manufatti artistici. Tutti questi oggetti erano conservati un tempo nella sua dimora di Scandiano che doveva di certo essere stata una vera Wunderkammer.

Dopo la sua morte, la collezione è stata acquistata dal comune e riordinata da Alfredo Jona a quasi un secolo di distanza, nel 1888, ma quel senso di stupore (e anche di inquietudine) che gli ospiti dovevano certamente provare una volta varcata la soglia della sua casa, rivive ancora nelle sale del museo.

ll museo non ospita soltanto la collezione di Spallanzani, ma un altro uomo ha accresciuto la collezione zoologica di trofei africani, il barone Raimondo Franchetti (1889-1935), esploratore reggiano. In più sono conservate le lapidi e reperti archeologici che mostrano la Reggio romana. Un complesso museale vasto, da contemplare in più giornate, come se fosse un’enorme biblioteca.

Tutta l’arca di Noè si trova immobile in mostra lungo uno stretto corridoio. Impietriti, gli animali sembrano essere coinvolti in un gioco da bambini. Sei tu che osservi o sono loro che osservano te?

Ogni animale è schedato, numerato, ordinato, ognuno ha il suo posto, tutto si trova conservato per mostrarlo ai posteri, nel tentativo di superare il concetto di morte. Li si vuole tenere ancora un po’ qui con noi, una traccia della loro vita di cui rimane solo un involucro. L’intento all’epoca era certamente lo studio ma il collezionare oggetti, non è forse quello che anche noi facciamo quando una persona cara non resta più con noi? Ci fa sentire più vicino a loro custodire gli oggetti appartenuti in vita come quadri, fotografie, occhiali, vestiti, un rossetto. Li sentiamo ancora con noi attraverso quegli oggetti inermi, ma carichi di significato.

Il fenomeno del collezionismo è un tema antropologico complesso, che risponde alla dinamica primordiale tra eros e tanatos, legata al piacere istintivo di possedere la natura ed alla volontà ancestrale di superare la morte eternandosi attraverso le cose, per mezzo delle quali si tramanda una cultura che va a costituire, per così dire, la parte materiale della storia.

Tratto da: Centro Musa, polo museale Reggia di Caserta https://www.centromusa.it/it/la-mostra-della-natura/266-natura-e-cultura-all-origine-della-wunderkammer.html

Il museo non si dirama soltanto nel vastissimo piano terra. Al primo piano, il concetto di teca viene rivisitato in chiave moderna.
L’allestimento valorizza grandi teche in cui vengono ricreati una sorta di habitat secolo per secolo. C’è un parallelismo con il contemporaneo, per esempio il vestito dell’epoca è mostrato a fianco di quello moderno.

La teca non è un solo un contenitore di animali imbalsamati in una serie ripetitiva, ma diventa una raccolta di oggetti più rappresentativi di un’epoca.

Se dovessi spiegare a un extraterrestre che cosa è successo nel 1600, quali oggetti più simbolici sceglieresti? Mi ricorda il progetto Voyager Golden Record, contenuti e suoni sono stati incisi in un disco d’oro e spediti nello spazio, per raccontare l’umanità a ET.

A sinistra: Paolo Aleotti (1813 – 1881) – ritratto della contessa Linari Venturi; a destra: Maschera cimiero. Africa, Nigeria, Ekoi

La teca è intesa qui come un concentrato, una pillola in cui è racchiuso un pezzetto di storia. Anche questo se vogliamo è di nuovo un tentativo di superamento della morte, però meno angosciante dell’esercito di animali inermi.

Possiamo continuare a conservare solo un pezzetto di quello che è stato, il resto dobbiamo per forza lasciarlo andare, diventa passato e i musei ci aiutano a svolgere anche questo ruolo: rivivere il ricordo per ricordarci chi siamo oggi (e soprattutto vivi). Sicuramente il tema morte-vita, collezionismo-museo offre un sacco di spunti e riflessioni aggiuntive che potete inviarmi se volte qui: cassettiaperti.arte@gmail.com

In realtà, il mio vero obiettivo di questa visita ai musei reggiani era la mostra di Luigi Ghirri, ma questa è un’altra storia che vi raconterò nei prossimi articoli.


Per approfondire, vi lascio un link che riassume in breve la nascita del collezionismo: https://notizie.dimanoinmano.it/2019/10/31/breve-storia-del-collezionismo/

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